Il Piacere di Viaggiare Fuori Rotta

 

Sonia Faccin

CHI SONO

Ciao sono Sonia…mamma di Alessandro, moglie di Riccardo, professionista ma anche…velista, amante dei viaggi vicini e lontani e soprattutto curiosa all’inverosimile…

Ed è proprio una sera d’estate, mentre aggiornavo il diario di bordo, che è nata l’idea di CIMEBORDEAUX:

Condividere emozioni, storie, luoghi, esperienze…contaminare

Il mio lavoro mi ha consentito di conoscere bene il luogo in cui vivo, la Toscana.

Ho scoperto luoghi di una bellezza incredibile e soprattutto storie di persone che mi hanno trasmesso la loro forte passione, che mi hanno trasportato nei loro sogni divenuti ormai realtà…pura follia ora trasformata in bellezza!

La vela mi ha portato in lungo e in largo nel Mar Tirreno...Elba, Capraia, Corsica, Sardegna…e mi ha fatto provare forti emozioni: euforia, paura, rispetto, unione.

E dal 2017 si è aggiunta l’isola di Minorca che spero diventerà in futuro la mia seconda patria.

Anche se non sono una web writer di professione, da sempre scrivo i miei diari di viaggio nei quali descrivo non solo i luoghi visitati ma anche le emozioni che ho provato, le persone che ho incontrato, le storie che ho raccolto.

Spero, pertanto, di riuscire a trasmetterti le mie emozioni e soprattutto ispirarti nuovi viaggi e nuove scoperte…soprattutto nei piccoli borghi, nei luoghi meno conosciuti dove però si incontrano ancora la genuinità, la bellezza, la creatività…

VIAGGIA CON NOI

Se vuoi posso anche aiutarti nell’organizzazione! Mi farebbe davvero piacere!

2800

Miglia Marine

43

Porti e Approdi

53

Città Visitate
Simone Perotti (brani tratti dall’Introduzione all’”Atlante delle isole del Mediterraneo” – Bompiani

Come la vita non è solo quella che vediamo per la strada, ma anche quella che si scrive e si legge nei libri che quelle vie ripercorrono, così la vera geografia non la osserviamo sulle carte politiche, ma la sveliamo conoscendo luoghi, approdando su coste diverse, parlando con gli uomini che riempiono di vita quei borghi. In un mondo che mette al centro la vita e ha rispetto della penosa e miracolosa storia dell’uomo, il dove e il come tenderebbero a coincidere, evolvendo la cartografia in psicografia, la geografia in geosofia. Come gli indigeni australiani, finiremmo forse col misurare la terra col canto, e andremmo oltre: tracceremmo confini di spezie, aree urbane di ritmi, utilizzeremmo l’atmosfera di un luogo per definirne l’ampiezza, sostituiremmo le miglia con i ricordi, i metri con le idee, gli ettari con l’armonia. Che bella mappa sarebbe! Quanta fratellanza mostrerebbe, quante differenze abbatterebbe, e quanto comune dolore, ed euforia, potremmo scoprire di condividere grazie a quegli arcipelaghi. Soprattutto, guarderemmo mappe più precise, che descrivono davvero una nostra, possibile realtà

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